Un aereo che buca le nubi e apparivi così: le torri di Prison, guardiane del mare, le gru, i sobborghi, lontano il profilo austero di Dam.
Oggi scendiamo a casa mia. E pingavo Promenade East, così sovietica e così borghese. Sì, perché ognuno ha un quartiere di Verdansk che ha imparato a chiamare casa: il cecchino incallito, che punta sempre al tetto più alto di Downtown, il killdipendente che deve scendere a Superstore perché con il grilletto fermo non ci sa stare, il camperone sociopatico, che sonnecchierà a farmland finché il gas vorrà.
Noi del reggimento Zero Mani scendevamo un po’ ovunque, tanto si moriva male. Andiamo a casa di Finn, forza che ho pingato Zingari (Così chiamavamo amichevolmente le tende vicino a Stadium). Ogni quartetto aveva i suoi riti, il suo stile, le sue frasi in codice.
Verdansk il nostro campo di battaglia, e non si contano più le ore passate lì. Non è un caso che in questi giorni d’addio escano tanti post romantici: forse quelli di Activision non lo sanno o non gli interessa, ma in questi tempi difficili il loro prodotto commerciale ha unito tante persone, ha fatto nascere amicizie e amori, ha creato legami e questo è un bundle che non si può comprare, non bastano i CP.
Faccio un singolo, passeggio un po’ per Promenade, respiro l’aria di casa mia. Le valigie sono pronte.
Il battito ha quell’intermittenza dolce amara tra ignoto e nostalgia. Gli amici, vecchi e nuovi, li troverò a Caldera. Ma quello è il futuro. Sparo qualche colpo in aria col kilo, il mio primo compagno, mi faccio spottare. Barista del gulag, versami un bicchiere e dimmelo un’ultima volta “ti riportiamo a casa, soldato”.

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